di Lorenzo Parolin[S3/62]
Dove ci sono masse ignoranti, pigre, bovine, e allo stesso tempo aggressive, impazienti e attaccabrighe, è inevitabile che sorgano dei personaggi che ritengono di rendere loro un servizio imbrigliandole e facendole lavorare. Costoro vedono un campo di grano senza padrone, e lo mietono. Il loro approccio è dunque di tipo egoistico. Poi, per mostrare al mondo che credono nella bontà, nell’amore al prossimo e nella giustizia sociale, distribuiscono una parte del “raccolto” sotto forma di scuole, sanità, sicurezza, pensioni, infrastrutture, organizzazione statale … Il popolo apprezza questa ricaduta a pioggia di servizi, ma non si rende conto del prezzo esorbitante pagato per le esigue prestazioni godute. Naturalmente le cose non potrebbero andare diversamente, perché l’attività principale degli “organizzatori” rimane quella di saccheggiare le ricchezze della gente. Se offrono venti, chiedono cento, e con il resto si ingozzano. Ogni volta che il cittadino chiede più sicurezza e vede arrivare nuovi poliziotti o crescere nuove caserme dei carabinieri ha fatalmente autorizzato un nuovo salasso al suo portafoglio. E guai che qualche povero diavolo si sottragga al dovere di mantenere la classe parassitaria non pagando le tasse: lo fanno sentire un verme e lo puniscono con multe terrificanti, quando invece la vera immoralità sta nei papponi che gridano all’immoralità di quelli che tentano di sottrarsi alla rapina. D’altra parte, finché lo scopo primario delle imposte e delle tasse è quello di mantenere l’apparato che le raccoglie è naturale che il popolo tenda ad evaderle. Anche un virtuoso prova fastidio a fare il bene comune versando le tasse a dei “mafiosi” che trattengono per sé stessi una tangente così grande! E ci sarà una soluzione a questa situazione patologica? Sì, ma il popolo in massa dovrà prima crescere di livello, dovrà vincere la sua ignoranza e la sua cattiveria, allora il pascolo ubertoso che pasce miriadi di parassiti diventerà controllato e chi si metterà al servizio del popolo sarà in condizione di non spendere per sé nemmeno un centesimo del denaro raccolto. [rif. www.lorenzoparolin.it S3/62]